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Vintage e artigianato nella moda

Vintage e artigianato nella moda,  spesso sono mercati  associati. Sono eventi che vanno si a braccetto,e  spesso fanno parte delle stesse manifestazioni; tuttavia bisogna far attenzione a non confondere le due cose.

Il termine Vintage  deriva dal francese antico vendenge (a sua volta derivante dalla parola latina vindēmia) ed è associato soprattutto ai vini d’annata di pregio.

La moda utilizza questo termine per indicare e definire la moda del passato riconoscendola come un patrimonio storico-culturale. I capi d’abbigliamento, accessori, bijoux diventano quindi simbolo delle varie generazioni.

Il vintage ha reso gli oggetti del passato capi unici da indossare e da combinare con abiti attuali. I mercatini ed i negozi di vestiti di seconda mano sono diventati il luogo ideale per scovare rarità. Non tutto il fatto a mano e usato  è però vintage anche se originale e stravagante. Questo principio è fondamentale per non confondere le due cose .

Con il termine artigianato si vuole indicare tutto ciò che è prodotto in maniera sartoriale, per lo più da piccoli laboratori a conduzione quasi esclusivamente  familiari.

La nascita del Vintage:

Si suppone che l’interesse per il vintage, nasca nella Factory newyorkese Andy Warhol negli anni ’60. Il movimento dell’artista, formato per lo più da persone facoltose, inizia ad investire denaro nell’arte del recupero.

Negli anni ’70 il vintage è ancora un fenomeno di nicchia, che interessa soprattutto giovani con pochi soldi.

Solo verso la metà degli anni ’90 il vintage diventa un fenomeno a cui strizza l’occhio anche il mondo dell’alta moda.

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Vintage e artigianato nella moda:  le caratteristiche fondamentali

Ana Muraca di Dejavuteam in un suo articolo  spiega quali sono le caratteristiche che deve avere,  nel mondo della moda, un oggetto vintage:

–  Irripetibilità

–  Irriproducibilità

–  Desiderabilità, che ha a che fare con le condizioni dell’oggetto, ovvero se è macchiato, rotto, scucito, sgualcito o se per fortuna si è conservato bene ed è in buone condizioni.

–  Aver segnato un epoca, essere un icona, un simbolo di una generazione passata.

– Deve essere stato realizzato tra gli anni 20 e gli anni 70 (un capo d’abbigliamento precedente agli anni 20, viene considerato antico e però alcuni, in questo lasso di tempo, vanno inclusi anche gli anni 80).

–  Devono essere capi indossabili ancora oggi.

–  Non necessariamente sono oggetti già  usati, possono anche appartenere a degli stock conservati in qualche magazzino per anni (il che aumenta il suo valore perché ancora “nuovo”).

La sua unicità  deriva secondo Ana Muraca dalla qualità  del capo stesso, se pensiamo che oggi gli oggetti sono fatti per durare al massimo un paio d’anni, mentre in passato erano realizzati per durare anche decenni, capiamo il fascino di quegli oggetti che hanno resistito al tempo e all’ usura.

Da che sono oggetti che non si trovano più, perché difficilmente realizzabili oggi, magari perché fatti a mano.

Le nostre considerazioni su vintage e artigianato nella moda

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